
Disturbi Alimentari – Anoressia, Bulimia, Alimentazione Incontrollata
DISTURBI ALIMENTARI
I Disturbi dell’Alimentazione a partire dagli anni sessanta hanno assunto la dimensione di una vera e propria epidemia sociale a causa della elevata incidenza con cui si presentano nel mondo occidentale e in particolare in età giovanile (l’età di esordio del disturbo va man mano abbassandosi). Nel mondo occidentale infatti, è socialmente condiviso il pensiero che “magro è bello” e a ciò diviene particolarmente sensibile il sesso femminile che ha cercato di conformarsi con ogni mezzo ai modelli proposti, anche per una maggiore vulnerabilità dovuta ai cambiamenti bruschi e drammatici dell’immagine corporea a seguito della pubertà. L’ostinata attenzione per l’estetica e la costante preoccupazione di essere fisicamente attraenti conduce inevitabilmente ad una maggior insoddisfazione per il proprio aspetto che risulta direttamente correlato con la stima di sé. Dunque la percezione e le dimensioni del corpo rappresentano uno degli elementi in base ai quali caratterizzarsi: il rifiuto del cibo e un suo consumo eccessivo diventano il simbolo di un disagio che ha origine nell’esperienza personale e nel modo in cui tale esperienza elabora i messaggi sociali. Negli ultimi anni l’inquadramento dei disturbi alimentari ha subito molti cambiamenti e dall’osservazione clinica emerge come gli aspetti sintomatologici non siano sempre netti e distinguibili. La classificazione comprende: Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Disturbi dell’Alimentazione non Altrimenti specificati (EDNOS), all’interno dei quali si distingue il disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED).
L’Anoressia Nervosa (AN) si distingue per alcune caratteristiche fondamentali: il rifiuto di mantenere un peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, accompagnato dal timore di acquistare peso e dalla presenza di una alterazione dell’immagine corporea per quello che riguarda forma e dimensione. Nel sesso femminile, a seguito dello sviluppo si verifica amenorrea, mentre in fase di sviluppo il ciclo mestruale non compare.
La perdita di peso è in genere ottenuta attraverso la restrizione operata sulla quantità di cibo assunto, ma possono essere messe in atto condotte di eliminazione (quali un uso inappropriato di lassativi e diuretici, vomito autoindotto), e/o la pratica di una attività fisica eccessiva ed estenuante. Per valutare se si è in presenza di sottopeso viene utilizzata come misura di riferimento il BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea) ottenuto dividendo il peso per l’altezza al quadrato (Kg/m²). Un punteggio totale pari o inferiore a 17,5 indica una condizione di sottopeso per la quale è importante valutare la possibilità di ricovero.
La perdita di peso non elimina la paura di diventare grassi anzi il più delle volte la preoccupazione aumenta e può essere riferita alla totalità del corpo oppure focalizzarsi solo su alcune parti, in genere cosce, glutei e addome.
L’autostima, in generale molto scarsa, è direttamente proporzionale alla capacità di mantenere un peso corporeo al di sotto della media, mentre un suo aumento viene percepito come una intollerabile perdita di controllo. Altra caratteristica che può essere rintracciata è uno spiccato perfezionismo che viene perseguito con grande tenacia e anche a discapito del proprio benessere personale, in genere con l’obiettivo principale di evitare critiche e giudizi negativi. In genere nel rapporto con gli altri si assiste ad un atteggiamento marcatamente oppositivo o, al contrario, accondiscendente e accomodante, aspetti questi entrambi collegati alla difficoltà di esprimere sé stessi (infatti un atteggiamento oppositivo sebbene di primo acchito possa apparire “forte” e determinato in realtà altro non è che un adeguarsi , al contrario, alle scelte altrui).
Nel sesso maschile è possibile rintracciare un disturbo apparentemente opposto, Reverse Anorexia, che esordisce in genere nell’adolescenza, in cui l’insoddisfazione per l’aspetto fisico e la distorsione dell’immagine corporea si esprimono nella convinzione di essere troppo piccoli o gracili (in particolare per ciò che riguarda la dimensione degli arti), che conduce ad una esasperante ricerca di potenziamento della muscolatura attraverso il consumo di alimenti ad elevato contenuto proteico ed energetico, l’eccessiva pratica di attività ginniche e l’uso di anabolizzanti.
La Bulimia Nervosa (BN) si manifesta attraverso la presenza di abbuffate accompagnate da metodi compensatori (vomito, abuso di lassativi e diuretici) per prevenire l’aumento di peso. L’autostima è eccessivamente collegata alla forma e al peso corporeo. Per poter fare diagnosi di BN le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe due volte la settimana per un periodo di almeno tre mesi. Per abbuffata si intende mangiare una quantità di cibo superiore rispetto alla maggior parte delle persone nello stesso tempo e nelle medesime circostanze, accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo. L’abbuffata può essere innescata da situazioni di stress, restrizione dietetica, insoddisfazione corporea, umore disforico, e in genere viene attuata per ridurre tali sensazioni, effetto che si ottiene solo nell’immediato perché poi fanno seguito umore depresso e spietata autocritica. In genere chi soffre di questo disturbo si vergogna delle proprie abitudini alimentari e pertanto cerca di nasconderle ed è per questo che le abbuffate avvengono in solitudine e possono essere più o meno programmate. L’azione compensatoria più frequentemente utilizzata è rappresentata dal vomito autoindotto, sebbene si possa ricorrere anche all’uso scorretto e inappropriato di lassativi e diuretici. In genere il peso corporeo non scende sotto i livelli medi come nell’anoressia. La paura di ingrassare, il desiderio di perdere peso, l’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e la bassa autostima sono invece equiparabili alla AN.
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) non è ancora stato ufficialmente inserito come disturbo a sé stante e viene compreso all’interno dei disturbi non altrimenti specificati. Le manifestazioni essenziali sono rappresentate da episodi ricorrenti di alimentazione impulsiva accompagnati da perdita di controllo, in assenza di comportamenti compensatori. Le abbuffate vengono definite come per la Bulimia Nervosa. Perché possa esserne fatta diagnosi devono essere presenti sentimenti spiacevoli durante e dopo gli episodi di abbuffata (disgusto, colpa o depressione) e preoccupazioni circa le conseguenze a lungo termine delle abbuffate sulla forma e sul peso corporeo che è, generalmente, particolarmente elevato. Per far fronte all’obesità in genere vengono messe in atto diverse strategie: ripetuti tentativi di mettersi a dieta ma con scarsi risultati per l’eccessiva difficoltà incontrata nel controllare l’assunzione di cibo, tentativi di ridurre le calorie spesso intervallati da periodi di rinuncia totale di controllo del cibo a causa dei ripetuti fallimenti. Chi soffre di questo disturbo ha fluttuazioni di peso più marcate e in generale risulta più obeso. A parità di peso con altri soggetti che non soffrono di questo disturbo riportano più frequentemente disprezzo per sé stessi, difficoltà interpersonali, disgusto per le dimensioni del corpo, ansia, depressione, preoccupazioni somatiche.
Come intervenire?
Per quello che riguarda il trattamento dei Disturbi Alimentari il lavoro prevede l’intervento congiunto di differenti figure professionali: psicoterapeuta, dietista/nutrizionista, una figura medica (endocrinologo, nutrizionista…)e psichiatra. Il lavoro in èquipe ove viene condivisa la medesima metodologia terapeutica infatti, dimostra una migliore efficacia del trattamento oltre a garantire una presa in carico globale del paziente e se necessario, soprattutto nel caso di minori, della sua famiglia.
La Terapia Cognitiva prevede tra gli obiettivi generali del trattamento che chi soffre di un disturbo diventi un esperto del suo problema, partecipando attivamente al processo di cura anche attraverso un lavoro che prosegua al di fuori degli incontri. In una prima fase di lavoro si andrà incontro ad una serie di piccoli cambiamenti comportamentali con l’obiettivo di normalizzare il peso e abbandonare i comportamenti di controllo. Dal momento che una condizione di denutrizione, ad esempio, può avere effetti significativi oltre che sul fisico anche sugli aspetti cognitivi causando difficoltà di concentrazione, pensiero inflessibile, isolamento, se la prima fase di lavoro condurrà ai risultati sperati quindi ad una normalizzazione del peso, ci si potrà dedicare con maggiore efficacia all’analisi dei pensieri disfunzionali e alla loro ristrutturazione. Inoltre sarà possibile agire su quelle che si sono riscontrate le caratteristiche psicologiche predominanti di questo genere di disturbi ovvero: perfezionismo clinico (valutazione di sé eccessivamente dipendente dal perseguimento di standard personali esigenti ed auto-imposti), bassa autostima nucleare che risulta indipendente dal disturbo alimentare, intolleranza alle emozioni (sulle quali verrà portato avanti un lavoro attento per ciò che riguarda il riconoscimento, riordinamento ed espressione), difficoltà interpersonali. Data la rilevante insicurezza espressa a livello sociale risulta molto proficuo agire al fine di migliorare la qualità della comunicazione interpersonale attraverso uno specifico training sulle abilità comunicative (vedi Training di Assertività) da svolgere in individuale o in gruppo, con l’obiettivo di incrementare la fiducia in sè stessi e di conseguenza la capacità di espressione.
Infine ci si potrà dedicare al mantenimento dei progressi ottenuti e alla prevenzione delle ricadute.
Letture:
Dalle Grave R (2006). Prima di cominciare: Informazioni sul trattamento ambulatoriale dei disturbi dell’alimentazione. Positive Press: Verona.
Dalle Grave R, Calugi S. (2006). Perdere peso in cinque passi. Positive Press: Verona.
Dalle Grave, R., Marchi, I., Pasqualoni, E., & Sartirana, M. (2005). Terapia cognitivo comportamentale multi-step dei disturbi dell’alimentazione: casi clinici. Verona: Positive Press.
Dalle Grave R (2003). Il primo passo per perdere peso. Informazioni sulla terapia cognitivo comportamentale dell’obesità. Positive Press: Verona.
Dalle Grave R & Di Flaviano E (2001). Perdere peso senza perdere la testa. Positive Press: Verona.
Dalle Grave R. (1999). Perdere peso senza perdere la testa: Il peso ragionevole in 7 passi Positive Press: Verona.
Dalle Grave R. (1998). Alle mie pazienti dico… Informazione e autoaiuto per superare i disturbi alimentari. Positive press: Verona
Fairburn Christopher (1996).Come vincere le abbuffate: un nuovo programma scientifico. Positive Press: Verona